Alla festa per Celestino è mancato il popolo

L'AQUILA - Una bellissima festa. In un'atmosfera magica che Collemaggio, da sette secoli, riesce sempre a regalare. Mancava solo un elemento: il popolo.
Lungi dal volere guastare la festa per il simbolo ritrovato («La vittoria sul sisma» ha sintetizzato l'arcivescovo Petrocchi), ma dando anche voce ai tanti aquilani rimasti ieri mattina con un palmo di naso fuori dalla basilica, è stato un errore. Non tanto l'inaugurazione del restauro (è prassi un vernissage per le autorità), quanto il ritorno a casa delle spoglie di Celestino V. Il solo aver pensato di far rientrare nella sua storica l'Eremita soltanto per invitati Vip con gli aquilani bloccati dietro le transenne, è una bestemmia. Proprio per Pietro dal Morrone che arrivò a Collemaggio, accompagnato sì da due sovrani ma a dorso di un asino, rifiutando il lusso del cavallo. Avesse potuto, Celestino avrebbe ringraziato la scorta dei vigili del fuco e opposto un gran rifiuto.
La gaffe non è solo nella forma. Testimonia che le varie componenti cittadine non parlano tra di loro, non progettano insieme. Altrimenti difficilmente non si sarebbe portato rispetto proprio a chi rinunciò al potere. Un po' come sta accadendo per la delicata questione Perdonanza-Unesco o per la sognata visita di Papa Francesco. E il caso che si torni a parlare tutti una sola lingua. L'aquilano...


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